Il nuovo non rientra nel concetto di diverso.
Il nuovo è l’evoluzione in continuità di principi noti: il passato che sopravvive.
Il passato come testimonianza del presente.
Nulla è veramente nuovo, ma tutto è un arrangiamento del vecchio.
Il diverso è qualcosa a cui non si è pensato prima.
È il superamento dei vecchi concetti e la creazione di nuovi.
Diverso è ciò che crea un’idea di mondo per una vita mai esplorata prima.
È un’altra cosa.
L’esperienza, che è vissuto e sapere accumulato nel tempo, configura le competenze professionali e i profili di personalità e di soft skill delle persone.
L’esperienza di cui ci nutriamo e che consideriamo sempre sufficiente, ci conferisce una tale sicurezza nelle capacità acquisite, tanto da non farci sentire il bisogno del rinnovamento.
L’esperienza ha così permesso di alimentare il valore che ciascuno attribuisce a sé – l’autostima – e di ritagliarci una riconoscibilità di ruolo all’interno delle nostre organizzazioni d’impresa.
È andata bene fino ad oggi.
Non basterà per il futuro.
Il punto è: cos’altro si può dire, più di quanto non sia stato già scritto e detto, per aiutare a comprendere che nulla è tanto soggetto a rapida obsolescenza quanto le competenze e le soft skill? Ciò indipendentemente dai ruoli organizzativi, siano essi di imprenditore, di top, senior o junior manager.
Quando capiremo ciò che ci manca, sarà troppo tardi per provvedervi.
Il diverso annulla il valore che le cose avevano prima e riduce l’efficacia del nostro sapere residuo.
L’essere imprenditori e manager, da oggi in poi, è e sarà un’altra cosa da quello che abbiamo creduto fino a ieri.
Saremo in grado di comprenderlo, fare nostro questo principio e correre il rischio di perseguire il cambiamento a cui dovremo sottoporci e che sarà necessario per costruire la nostra nuova esperienza personale?
Siamo certi che le competenze e le abilità soggettive che fino ad oggi hanno caratterizzato il nostro profilo professionale, non debbano anch’esse essere scandagliate per ripensare una diversità ritagliata sulle nostre caratteristiche? Essere arricchite, diversificate? Ce la facciamo a capire che dobbiamo aprire la scatola che racchiude il nostro cervello per riprogettare un’altra mentalità attraverso una diversa apertura mentale?
Le cose si sono spostate, dobbiamo cambiare il nostro punto di osservazione, misurare le nostre capacità di resilienza nell’affrontare le diversità. Dobbiamo imparare a vedere le cose da più punti di vista. Ogni punto di vista prospetta situazioni, idee e soluzioni diverse. Si amplia lo span delle possibilità di scelta per le decisioni più efficaci.
Ciò attraverso l’apprendimento di diversi modelli di determinazione, tenacia e resilienza nei comportamenti organizzativi che richiamano i principi di ripresa e ripartenza, necessari dopo che si sono vissute importanti battute d’arresto nell’attività imprenditoriale e manageriale.
Chi crede che il 2020 non lascerà una pesante eredità, tanto da caratterizzare il tempo che segue come l’inizio di una nuova era, vive un’illusione. Il 2021 innescherà metamorfosi – attenzione più ai segnali deboli che a quelli forti – cioè alterazioni e cambiamenti di forma nelle relazioni interpersonali, sociali, negoziali, di potere economico e organizzativo e nelle logiche gestionali d’impresa.
Un’illusione ispirata dalla paura di dover apprendere ad essere diversi da come si è e dal timore di non essere in grado di potercela fare e che spinge alla ricerca di un rifugio in attesa che passi la piena.
Non è di questo che si tratta, di una piena, ma di qualcosa che esondati i vecchi argini, ne crea diversi per un altro corso storico.
La soluzione è: educarci al concetto di apertura mentale per sviluppare una diversa mentalità.
Abbiamo la maturità mentale di comprendere che l’immagine del 2020 lascia un’eredità viva che non possiamo fronteggiare ostinandoci a credere che il cambiamento si possa realizzare con una semplice evoluzione delle forme organizzative: processi, procedure, applicazioni digitali, ignorando la necessità di configurare una diversa e appropriata forma mentale.
?!
Non evoluzione delle forme, ma rivoluzione del concetto.
Abbiamo la maturità mentale di comprendere che l’immagine del 2021 è un’idea, è un’incompiuta, che realizzeremo così come noi la sapremo immaginare?
Tanti punti di domanda che hanno una sola risposta: mettiamoci in discussione e assumiamoci la responsabilità di prendere le misure a noi stessi secondo la nuova metrica che il diverso corso del tempo porta con sé.
Esistono tutte le cose e i luoghi che la nostra mente può immaginare.