Lo smart working è rimasto schiacciato tra due fenomeni epocali: la rivoluzione digitale e la pandemia, un evento di grande portata, di grande impatto e di grandi conseguenze planetarie – un cigno nero, un fenomeno che sembrava solo teoria.
Nel primo caso lo smart working poteva essere pianificato.
Nel secondo: “armàti e al fronte. Poi si vedrà”.
Tra tanti effetti che sono stati osservati nella relazione #manager-smart working, del più importante non sentiamo parlare: il senso di mancata protezione del suo ruolo.
La ridotta attività di gestione e di controllo nella pratica manageriale, la guida allo stile di direzione che le relazioni interpersonali stimolano fanno vacillare l’autostima e l’identità nel proprio ruolo professionale.
Un rimedio? I manager sentono il bisogno di parlare per trovare un nuovo equilibrio tra progetto professionale e di vita. La via per migliorare la sua performance.
Comunicare, in un programma ispirato dall’Azienda, con un compagno di viaggio che lo affianchi in un percorso nel quale egli stesso trovi le risposte alle sue domande e che possa guidarlo all’obiettivo professionale che, nell’economia di questi tempi, gli è consentito raggiungere.